Stari Grad, la Città Vecchia è l'area più orientale di Sarajevo, dominata dall'antica Fortezza ed occupata dalla Baščaršija (Basciarscia). Qui era il primo nucleo storico della città ove anticamente venne posto il Caravansaraj (caravanserraglio). E' attraversata dal Fiume Miljacka. Qui si chiude la valle in cui è adagiata Sarajevo e parte quella che era l'antica strada che conduceva ad Istambul
Baščaršija. Comunemente chiamata Città Vecchia in turco significa mercato principale (Bas çarsi). Qui fu eretto il caravanserraglio da Isa Beg Isaković che così diede vita al primo nucleo della futura città.
Latinski Most / Ponte Latino (già Ponte Gavrilo Princip). E’ il più antico ponte della città, (XVI sec.) in stile ottomano ed originariamente in legno. Si chiama così perché portava al quartiere abitato dai cristiani. La forma attuale risale al 1798. Nei pressi dell’angolo del palazzo di destra, dove è un museo, il nazionalista serbobosniaco, militante della “Mano Nera” Gavrilo Princip ferì a morte l’Arciduca Francesco Ferdinando fornendo all’Austria-Ungheria il pretesto per dichiarare guerra alla Serbia iniziando così la Grande Guerra. Sul muro venne posta una lapide in caratteri cirillici rossi. "Qui il 28 giugno 1914 Gavrilo Princip sparò per esprimere la propria protesta contro una tirannia secolare ed il perenne desiderio dei nostri popoli verso la libertà”. Sul marciapiede vi erano anche due impronte nel cemento che segnavano la sua esatta posizione al momento dello sparo. Oggi vi è una nuova lapide in bosniaco ed inglese che recita. "Qui il 28 giugno 1914 Gavrilo Princip assassinò l’erede al trono austroungarico Francesco Ferdinando e sua moglie Sofia". L’inesperienza dei sette giovani cospiratori aveva inizialmente portato al fallimento dell’attentato, poiché una bomba che venne scagliata mancò il bersaglio. Ma la sfortuna si accanì sui due Principi: il corteo infatti, successivamente, dopo il saluto in Municipio (l’odierna Biblioteca) ripartendo svoltò per errore l’angolo dove si trovava uno sconsolato Princip che esterrefatto si trovò faccia a faccia con l’Arciduca. Dovette quindi solamente tendere il braccio ed esplodere due colpi da distanza ravvicinata. La Mano Nera mirava alla creazione di uno stato panslavo guidato dalla Serbia mentre l’Arciduca era fautore di un nuovo impero tricefalo Austro – Ungarico – Slavo e perciò inviso dai Serbi. Ancor oggi Princip è considerato un eroe in Serbia ed un terrorista in Austria.
L’ingresso del Papagajo. Così chiamato per i suoi sgargianti colori gialloverdi è stato un discutibile esperimento architettonico.
Il ponte Šeher Cehaijna, ultimo ponte sulla Miliacka, e le case di Alifakovac con la moschea Hadžijska. In alto a sinistra si intravede Bijela Tabija, (la Fortezza Bianca), confine orientale di Sarajevo. Nella valle tra le due colline, subito dopo Bembaša si snoda l’antica strada per Istambul.
Bezistan o Mercato Coperto. Risale al XVI secolo sullo stile dei mercati ottomani. All’interno si presenta come un grande viale lungo oltre 100 metri Fu ristrutturato negli anni 70 dall'architetto Enver Jahic.
Bašcaršija. Slatko ćoše (zona dei dolci); più avanti inizia la Ferhadija, zona di passeggio. In fondo una cupola della Basilica Ortodossa.
Impronte di granate sul selciato delle strade e sui marciapiedi. Il tragitto delle granate segue leggi fisiche e quindi dall’impronta di impatto si deduce con sicurezza il sito di partenza. Ciò perché, circa le maggiori stragi circolava la leggenda metropolitana che, per sollevare lo sdegno e l’intervento della comunità internazionale “ … i Bosniaci si sparavano da soli … “. A supportare la teoria insinuavano vi fosse un tacito accordo con gli USA per un intervento immediato non appena si fosse superato un certo numero di morti. Inchieste internazionali e deposizioni al tribunale dell’Aja hanno confutato totalmente tali teorie che purtuttavia ancora durano a morire, in alcuni ambienti. Dopo la guerra alcuni artisti, a memoria delle stragi, ricoprirono con smalto molte impronte di granate lungo la Città Vecchia.
Alle 22.00 del 25 ottobre 1992 dopo un feroce bombardamento si levarono le prime fiamme dall'interno della Biblioteca.
I bibliotecari e tutti i cittadini si prodigarono per trarre dalle fiamme quanti più libri e manoscritti. Ricoverandoli e nascondendoli in case private e cantine.
Forse si è salvato poco più del 20% di quanto archiviato. Inoltre molti volumi sono misteriosamente scomparsi e riapparsi altrove dopo la guerra, in collezioni private o altri musei.
Molto materiale era gia stato portato al sicuro nei mesi precedenti. Vi erano testi risalenti al Medioevo e rarissime prime edizioni. La memoria storica della Bosnia, della Jugoslavia e di tutta l'area balcanica.
L'interno dell'Hotel Nacional. Era la sede della Scuola Alberghiera. Poiché vi prestavano servizio gli studenti era l’Hotel più economico di Sarajevo
Veliki Alifakovac nei pressi del ristorante "Inat Kuća" (casa dispettosa o casa del capriccio). La storia di questo edificio rispecchia fedelmente il carattere della gente di Sarajevo. Nel XIX secolo era stato disposto che la casa (allora sita sulla sponda opposta del fiume) venisse espropriata ed abbattuta per erigere il nuovo Municipio (oggi la Biblioteca). Il proprietario si oppose appellandosi in tutte le sedi. Perdute cause e ricorsi fu costretto a sgomberare. Non volle comunque darla vinta ad alcuno e perciò smontò completamente la casa trasferendola, pietra su pietra, dall’altro lato del fiume. Il ristorante "Inat Kuća" è sempre stato uno dei più famosi e rinomati di Sarajevo; tappa obbligata per turisti e non.
Oggi nella Vaša Miskin sono arrivate due granate: sulla strada e sul mercato. Abbiamo visto le immagini in TV, una cosa incredibile. Portavano i feriti all'ospedale, sembrava un manicomio. Ad un certo punto hanno iniziato a leggere l'elenco dei morti e dei feriti.
Il diario di Zlata; di Zlata Filipović
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Biblioteca Nazionale (Vijećnica). Inaugurata nel 1894, è costruita in stile Moresco. Inizialmente sede del Municipio, divenne Biblioteca nel 1945.
La scalinata centrale della Biblioteca. Conservava un patrimonio inestimabile di cultura. Alcuni testi arabi ed ebraici erano unici al mondo.
Verso la Baščaršija sulla riva destra della Miljacka. Lungo Obala Kulina Bana. Il Ban Kulin governò la Bosnia a cavallo dei secoli XII - XIII. Un periodo famoso per pace, convivenza e prosperità. Talmente indimenticabile che nei secoli successivi i contadini erano soliti dire, di fronte ad un buon raccolto, "Ritornano i tempi di Kulin". Praticò una politica di libertà religiosa quasi unica per il suo tempo. Molti lo considerano il padre dello stato bosniaco.
A destra il Ponte Cumurija risalente al XVI secolo e sostituito in acciaio alla fine del 1800.
Ex Chiesa Evangelica. Dal 1972 Accademia di Belle Arti. Data 1898 su progetto dell’Architetto Karlo Parzik. Esempio di eclettismo riunisce in sè elementi Romanici, Gotici e Rinascimentali.
Il colonnato della biblioteca. Qui il tram compie un’inversione di marcia completa, ed attraverso Kovači torna ad ovest verso il capolinea di Ilidža.
Kovači. La linea tramviaria dopo aver effettuato l’inversione attorno la Biblioteca ritorna verso Marijin Dvor, il Boulevard ed i nuovi quartieri.
Baščaršija. Prote Bakovića.
Il mercato della Vaša Miskin. Il 27 maggio 1992, il 5 febbraio 1994 ed il 28 agosto 1995 qui vi furono le peggiori stragi dell’assedio che contarono decine di morti e feriti. Le granate colpivano la gente che si aggirava tra i banchi semivuoti. L’ultima carneficina fu quella che provocò la reazione di forza che portò in pochi giorni al termine dell’assedio.
Riva sinistra della Milijacka, nei pressi della Biblioteca. A sinistra, sul muro l’indicazione “Sklonište” (Rifugio). Sulla destra spunta la cupola della Begova Džamija.
Bembaša con la fortezza Bijela Tabija (1550). Durante l’assedio non fu mai conquistata.
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STARI GRAD
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