Via Bellesi
Dopo questo attraversamento è possibile ancora proseguire brevemente fino al punto in cui la vegetazione impedisce il passaggio. E' giocoforza quindi risalire su via Bellesi per ridiscendere sul tracciato più avanti.
Poco prima dell’incrocio tra via Bellesi, via Salvo d’Acquisto e la strada che scende dai parcheggi, bisogna entrare a destra in una stretta stradina che scende ripidamente fino ad una casa diroccata. Il tracciato lo ritroveremo nel campo appena a destra ma, anche qui, si tratta di pochi metri perché, appena più avanti, vi è un altro giardino che impedisce di proseguire; scendendo ancora lungo la stradina abbiamo alla nostra destra la spalla del terrapieno e più in basso una panoramica di quest'ultimo trattoo. Per raggiungere la stazione dobbiamo però, ancora, risalire. Questo tratto è visibile scendendo lungo via Salvo d'Acquisto, che è impostata proprio sopra l'antico tracciato ferroviario. Raggiungiamo finalmente la stazione di S.Lucia dopo circa 10 km da Porto San Giorgio fino alla quota sul livello del mare di 217 mt I primi convogli a vapore (1909) impiegavano ben 40 minuti per coprire la tratta, divenuti 22 con l’elettrificazione (che scendevano addirittura a 18 per la corsa discendente
Stazione di Fermo - Santa Lucia
[10,313 Km - 217,93 mt slm]
La stazione di Fermo, chiamata anche di Porta San Marco, oggi è compresa all'interno del tessuto urbano, ma fino agli anni '50 era praticamente situata al confine nord della città e gli unici accessi erano tramite l'odierna via Corridoni (spesse volte impraticabile) oppure da via Bellesi scendendo lungo una scalinata, composta da 70 gradini costruita successivamente. Questa zona a quei tempi era periferica e decentrata; per questo motivo si ritenne opportuno, con fiorire di polemiche e dibattiti infiniti, realizzare il tronco tranviario (da cui il nome di “tronchetto”) che raggiungesse quello che a quei tempi era l’effettivo “centro” di Fermo, effettuando il tanto agognato collegamento “rapido” con la stazione FS di Porto San Giorgio. A fianco della stazione vi è un un secondo fabbricato in cui aveva sede la direzione dell'esercizio attiva fino agli anni '70; è presente anche un piccolo chiosco, anch'esso utilizzato ancora a lungo oltre la chiusura della ferrovia, gestito da Modesto Remoli. Un vero gioiellino che mostra rifiniture anche abbastanza curate ed ancora resistenti al tempo. I due fabbricati principali versano oggi in stato di abbandono, mostrando evidenti cedimenti in ogni loro parte. Dove oggi vi sono i capannoni adibiti a rimessa per gli autobus, vi era al tempo la rimessa delle locomotive, ed in seguito, per i locomotori elettrici. La presenza della stazione, era fonte di divertimento per i bambini che abitavano nella campagna circostante. Spesso, per gioco, salivano di nascosto sulle ultime carrozze in manovra lasciandosi trasportare brevemente; a volte però, questi erano invece, convogli in partenza verso Amandola o Porto San Giorgio. Purtroppo, si accorgevano di ciò solamente quando il treno era oramai in uscita dal piazzale della stazione prendendo lentamente velocità. A quel punto non rimaneva che lanciarsi dalla carrozza rotolandosi giu per la campagna (lungo “lu jèmete”). Ma la stessa stazione poteva anche essere una risorsa. Durante la guerra infatti, sovente si riutilizzava il pesante velluto dei vecchi sedili dimessi per cucire cappotti ed il loro legno per le stufe. Altri sollazzi: tra ragazzi, in viaggio da Grottazzolina verso la spiaggia, in transito alla stazione, venne imposta una penitenza consistente nello scendere a bere presso la fontanella del piazzale. Sfortunatamente il treno, in ritardo, velocizzò la sosta ed il malcapitato non riuscì a risalire a bordo; addio mare! Avevamo già accennato al considerevole dislivello che comportava l’ascesa verso Fermo: siamo infatti, come già specificato, a 217 mt slm, quota che verrà eguagliata solamente in vista della stazione di Servigliano (228 mt) dopo aver percorso i 2/3 del percorso totale (37 km su 57).