La Ferrovia AFA  parte 2
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fermoimmagine

Da Belmonte a Falerone

[Lunghezza mt. 3.644 - Dislivello mt. 43,28 - Percorrenza 12 min.]  
[Prezzo tratta £1.50 – £10.00 PSGiorgio, £7.00 Fermo, £8.00 Amandola]

Oltre la stazione di Belmonte il tracciato assume un andamento sinuoso che lo allontana e lo riavvicina più volte alla strada, fino alla successiva stazione di Falerone. Anche in questo tratto vi sono ostacoli insormontabili: dei capannoni che incontriamo non appena scavalcato il fosso Ferranini e dei cortili e giardini privati, oltrepassato il casello di Monteverde (n.9). Questa fermata facoltativa inizia a comparire in orario dal 1942 a 4-5 minuti da Belmonte e 2-3 da Falerone. Ben cinque ponti sono presenti lungo questa tratta: presso Querciabella, oggi scomparso; quello che scavalcava il fosso Ferranini; un altro contiguo alla Faleriense, il fosso di Belogge; infine, poco
prima della stazione di Falerone, il fosso sul Rio d'Oro: il maggiore, con sei archi.

Da Servigliano a Santa Vittoria in Matenano

[Lunghezza mt. 6.456 - Dislivello mt. 35,22 - Percorrenza 17 min.]  
[Prezzo tratta £2.00 – £11.00 PSGiorgio, £8.00 Fermo, £6.00 Amandola]

E' questo un tratto tra i più lunghi, secondo solamente all'ascesa da Porto San Giorgio a Fermo; la ferrovia corre attraverso la campagna a fianco del fiume. Una curiosità: potrebbe sembrare che ci si muova in direzione est - ovest, dato che andiamo dal mare ai monti, mentre fino alla stazione di Monte San Martino si procede decisamente verso sud. Lasciata la stazione appena incontrato il ponte sul fosso Castellano (ben conservato), il tracciato si perde diventando impraticabile per la fitta vegetazione, per quasi un chilometro. Lo ritroveremo subito dopo, mutato in comodo sentiero che affianca in basso la Faleriense. Poco avanti, al limitare di un campo, vi è una gradita sorpresa: un lungo e ben conservato tratto di rilevato con inserito un ponte in ottimo stato ed un'altro seguente. Successivamente il rilevato lentamente scompare e ne rimangono solo le tracce; siamo ormai giunti al casello di Parapina (n.12) oggi mutato in abitazione. Seguono i resti di due ponti: fosso Valentella e Valle Cupa, dopo i quali la ferrovia procede fianco a fianco la strada fino alla stazione di Santa Vittoria, che si raggiungeva in circa 18 minuti con la trazione a vapore e circa 10 con la trazione elettrica. Il casello di Parapina, posto a 5 minuti esatti dalle due stazioni, inizia a comparire in orario dal 1930.

Querciabella

Attraversata la strada che sale verso l'abitato di Belmonte seguiamo il percorso che ora si snoda tra le fabbriche e le case; al Km 27 proprio nell'orto di una di queste, di fronte alla Querciabella, individuiamo i resti del ponte che scavalcava il fosso di Castagneto: ne rimangono soltanto dei ruderi ma, sul bordo del fosso si apprezza ancora bene l' "attacco".

Continuiamo incontrando il piazzale di una fabbrica dove lo sbancamento non ha lasciato più traccia alcuna; davanti a noi due colonnini di un cancello segnalano il punto dove il tracciato si riavvicina momentaneamente alla strada per poi discostarsene, anche se di poco, per puntare verso il successivo ponte che scavalcava il fosso di Ferranini al Km 27 V.

Tre Camini

Al Km 26 della Strada Faleriense, in corrispondenza di via Pascoli il tracciato attraversa un gruppo di case. La conca che si apprezza nel precedente campo mostra assai bene dove fosse posizionato il rilevato e la sua estensione in pianta.

Continuiamo percorrendo la strada che attraversa le case avanti a noi e che è leggermente al disopra del piano di campagna. Poco avanti, alla sinistra della strada, nei pressi di un grosso tubo di cemento e di un tombino, se cerchiamo bene nel terreno, è possibile individuare un segnale -picchetto o termine- posto ad indicare il confine del terreno di competenza della ferrovia. Ai lati della strada è accennato un leggero gradino, probabile residuo dell'originale rilevato.


Di fronte a noi vi sono due alberi: il tracciato passa proprio accanto e l'attuale muretto di recinzione ne segna il confine; lo stesso è segnalato, anche qui, da un termine che possiamo notare tra l'erba appena oltrepassata la strada. Nel campo successivo i resti di quello che era il rilevato si notano a vista d'occhio nelle nelle differenze del terreno. Incrociata un'altra strada che termina con la chiesetta di Tre Camini, Km 26 II della Strada Faleriense, arriviamo alla stazione di Belmonte.

Stazione di Smerillo

[29,983 Km - 167,99 mt slm]  
 
Al Km 26 VIII della Strada Faleriense, proprio di fronde alla rotonda di Querciabella, troviamo la stazione di Belmonte, tuttora in completo sfacelo. Il tetto è crollato e fino a qualche tempo fa era anche aggredita dalla vegetazione. Il suo stile architettonico non coincide con il resto dei fabbricati della ferrovia poichè, insieme alla stazione di Magliano, dopo forti pressioni e polemiche da parte delle amministrazioni interessate, venne posizionata in un secondo momento dato che, inizialmente, le suddette fermate non erano contemplate nel progetto originario.
Essa ha anche la particolarità di essere una delle tre situate al di fuori dei confini comunali: in territorio di Montegiorgio. Le altre, le ricordiamo, sono Monturano (Fermo) e Montefalcone (Smerillo).

Stazione di Belmonte Piceno

[29,983 Km - 167,99 mt slm]  
 
Al Km 26 VIII della Strada Faleriense, proprio di fronde alla rotonda di Querciabella, troviamo la stazione di Belmonte, tuttora in completo sfacelo. Il tetto è crollato e fino a qualche tempo fa era anche aggredita dalla vegetazione.
Il suo stile architettonico non coincide con il resto dei fabbricati della ferrovia poichè, insieme alla stazione di Magliano, dopo forti pressioni e polemiche da parte delle amministrazioni interessate, venne posizionata in un secondo momento dato che, inizialmente, le suddette fermate non erano contemplate nel progetto originario. Essa ha anche la particolarità di essere una delle tre situate al di fuori dei confini comunali: in territorio di Montegiorgio.
Le altre, le ricordiamo, sono Monturano (Fermo) e Montefalcone (Smerillo).

Querciabella

Attraversata la strada che sale verso l'abitato di Belmonte seguiamo il percorso che ora si snoda tra le fabbriche e le case; al Km 27 proprio nell'orto di una di queste, di fronte alla Querciabella, individuiamo i resti del ponte che scavalcava il fosso di Castagneto: ne rimangono soltanto dei ruderi ma, sul bordo del fosso si apprezza ancora bene l' "attacco". Continuiamo incontrando il piazzale di una fabbrica dove lo sbancamento non ha lasciato più traccia alcuna; davanti a noi due colonnini di un cancello segnalano il punto dove il tracciato si riavvicina momentaneamente alla strada per poi discostarsene, anche se di poco, per puntare verso il successivo ponte che scavalcava il fosso di Ferranini al Km 27 V.

Fontebella

Il ponte, al Km 27 V è splendidamente conservato e dal suo fianco sporgono ancora, sebbene arrugginiti, i perni a cui veniva assicurata la sponda di protezione. Di queste balaustre se ne rinverranno molte in seguito, anche in ottimo stato di conservazione, approssimandoci ad Amandola. Oltre non si prosegue: muro di un capannone ci sbarra il percorso. Aggiratolo grazie alla strada bianca, ritroviamo il tracciato subito dopo, ben segnalato dai confini dei campi e da una spalletta. Ci infiliamo tra le case per raggiungere il successivo casello – fermata di Monteverde.

Casello - fermata di Monteverde

Il casello (n.9) di Monteverde, al Km 28 della Strada Faleriense, è stato recentemente restaurato come casa di abitazione, ha mantenuto quasi completamente la veste primitiva anche se nel giardino non troveremo più la latrina ed il pozzo prima presenti. La struttura a due piani è stata comunque mantenuta, mentre la piccola tettoia è stata aggiunta in corso d'opera.

Scavalcato un'altro fosso effettuiamo ora un'ampia curva riportandoci verso la strada; non dobbiamo procedere seguendo il sentiero, ma curvare a sinistra e, attraverso delle serre e degli ulivi, Km 28 III scoviamo, nascosto da un canneto, proprio a fianco la strada, un ponte che scavalca un piccolo canale di irrigazione. Le case ci impediscono di proseguire oltre: saliamo sulla strada e dopo pochi metri incontriamo un cancello; possiamo costeggiare la recinzione e, puntando verso il fiume, ritrovare il tracciato ben visibile ed identificato dal lavoro di spianatura che non è riuscito a cancellarlo completamente. All'interno del campo alcune pietre testimoniano l’antica presenza del rilevato la cui traccia balza immediatamente all'occhio se ci portiamo nei pressi dell'albero vicino ai capannoni. Siamo qui al Km 28 VII della Strada Faleriense.
Ora, attraversando il successivo campo si raggiunge, nascosto da degli alberi, un altro ponte: quello che scavalca il fosso di Belogge, sul confine tra Falerone e Montegiorgio.

Fosso di Belogge

Il ponte sul Fosso Belogge, a prima vista, sembra un breve attraversamento ma, scendendo nel fosso si rivela essere un notevolissimo manufatto. Attraversato il ponte un tempo si potevano notare i resti del terrapieno, non completamente cancellato che manteneva un rialzo appena accennato. Oggi l'area è stata sbancata, cancellando circa 200 metri di tracciato per realizzarvi una (deserta) zona industriale al Km 29 della Strada Faleriense. L'improvvido spianamento, ci permette però di apprezzare una sezione dell'ex rilevato osservandone la tecnica costruttiva, mentre nei pressi del ponte, ancora oggi, il lavoro di aratura porta ala luce in superficie i resti dell'antico rilevato. Come in molti altri tratti, il tracciato poteva essere seguito anche osservando i pali della linea elettrica o di quella telefonica. La ferrovia da questo punto compie un'ampia curva che ci riconduce a ridosso della strada Faleriense dove incontriamo la vecchia fornace di Piane di Falerone Km 30 della Strada Faleriense.

Fornace di Falerone

Anche qui, come presso la stazione di Monturano esisteva una breve biforcazione, oramai cancellata, che permetteva l'accesso per il carico e lo scarico all'interno della fornace. Oltrepassata questa entriamo ora in una curva la cui spalletta è perfettamente integra e dopo aver scavalcato il fosso dell'Oro, su di un ponte, anch’esso ottimamente conservato e praticabile senza alcuna difficoltà, giungiamo in vista della stazione di Falerone

Piane di Falerone

Superata la stazione, tracciato scavalca dopo pochi metri il fosso Ceccaccio su di un ponte anch'esso praticabile come il precedente. Il sentiero procede ancora per pochi metri e poi si perde attraverso la campagna, in quella che oggi è la zona industriale, passando a fianco di alcuni capannoni e successivamente piegando verso destra a quasi 90°. In questo caso per poter rintracciare dei resti del tracciato è necessario aguzzare lo sguardo e farsi aiutare dall'esperienza. Possiamo attraversare i campi oppure aggirarli usando le strade circostanti.

Attraversata la zona industriale, al suo termine incontriamo la strada che ci riporta verso la Faleriense, il tracciato ferroviario riprende proprio a fianco del guard-rail e procede seguendo la strada fino all'incrocio successivo. La strada è esattamente impostata sul vecchio rilevato; ciò è testimoniato dal breve scalino presente ai suoi lati. Tornati a contatto della Faleriense vi era un altro casello, posto a presidio del successivo ponte, di cui però non vi sono più tracce: doveva essere posto orientativamente all'interno dell'attuale giardino che precede di alcune decine di metri un capannone ANAS, al Km 32 della Strada Faleriense.

Ponte sul Tenna

Il tracciato procede rettilineo fino al Tenna fiancheggiando il ponte stradale con cui è solidale: infatti, poco prima della rimessa incontriamo il cippo che segnalava l'inizio del vecchio ponte edificato assai prima dell'Unità d'Italia. Il tracciato procede esternamente. Al giorno d'oggi la strada effettua, dopo la retta che scavalca il fiume, un'ampia curva a 90° verso destra portandosi verso Servigliano: il vecchio ponte stradale era anch'esso rettilineo, ma la strada, dopo il suo termine, procedeva ancora e dopo aver compiuto un secco tornante sbucava al vertice dell'attuale curva dove oggi c’è una strada bianca.

Appena dopo la loro metà i due ponti divergono dapprima leggermente poi in modo sempre più sensibile: il ponte stradale, come già detto, procede rettilineo mentre il lato ferroviario disegna lentamente una lunga curva di oltre 180°.
Oggi l'attacco sud del ponte è stato troncato per motivi di sicurezza. Non è più possibile l'accesso.

     
Scendendo ai piedi della struttura si può apprezzare tuttò ciò in modo migliore; si nota anche, alla base dei piloni l' "aggancio" della struttura ferroviaria, successiva al preesistente ponte. Per osservare il ponte dal basso bisogna scendere al fiume utilizzando la strada al Km 32 III della Faleriense.

Servigliano

Percorso il ponte ritroviamo il tracciato che, attraversando un orto, procede nella sua lunga curva addossandosi ad una scarpata dove è possibile rinvenire i resti di un muro di contenimento. La strada attuale sale diretta lungo il pendio, ma il tracciato continua in leggera salita affiancando dei capannoni. Questo lungo anello ci ha permesso di salire di oltre 15 metri di quota ed ora, dopo un'altra curva a 90°, puntiamo in linea retta verso la stazione di Servigliano

Terminata l’ampia curva, a metà del lungo rettilineo, si incrocia la strada che da Servigliano sale verso la frazione della Curetta e Santa Vittoria; qui è situato un casello anch'esso oggi completamente restaurato ma, in questo caso, con giudizio! Ancora più avanti, oltrepassate le scuole, abbiamo di fronte a noi il vecchio campo di concentramento a fianco del quale, seminascosta da un palazzo, si intravede la stazione di Servigliano.

Stazione di Servigliano

[36,924 Km - 228,21 mt slm]

Di fronte al Parco cittadino, a poca distanza dalle scuole è la stazione. Questa è una delle quattro (insieme a PS Giorgio, Fermo ed Amandola) ad essere stata situata a ridosso del rispettivo centro abitato. Qui giunti abbiamo alle nostre spalle circa i 2/3 del percorso mentre, altimetricamente siamo solamente alla metà dell'ascesa, 228 mt slm; lo strappo finale lo incontreremo fra 12 km dopo la stazione di Montefalcone da cui, per raggiungere Amandola, saliremo di quota di oltre 100 mt in meno di 10 km di percorso. Dall'autunno del 1955, a causa di una frana verificatasi nella tratta Santa Vittoria - Monte San Martino, il treno arrestava la sua corsa in questa stazione e i viaggiatori venivano trasportati fino ad Amandola con un servizio sostitutivo di autobus.

Pochi mesi dopo, giunta la fine dell'estate, la ferrovia verrà definitivamente chiusa. Presso la stazione di Servigliano, iniziamo a rinvenire alcuni reperti completamente assenti nelle stazioni precedenti come le lampade sulla parete lato binario ed i cordoli dei marciapied; addirittura è ancora intatto lo scivolo posto in corrispondenza del magazzino merci mentre più avanti c’è la latrina. Addossata alla stazione vi è la sottostazione elettrica di trasformazione cui giungeva energia dalla centrale UNES sita lungo la Valdaso in località Ponte Maglio di Santa Vittoria. Dalla centrale l'energia veniva fornita alla contigua (praticamente sul lato opposto della strada) cabina di trasformazione AFA; da qui un elettrodotto di 13 km, valicando il crinale Aso-Tenna raggiungeva la sottostazione di Servigliano. Dette strutture vennero ovviamente edificate negli anni '20 al momento della sostituzione della trazione a vapore con la trifase elettrica. Durante la guerra in questa stazione transitarono decine di prigionieri alleati per essere reclusi nell’attiguo campo di concentramento; proprio di fronte alla stazione c’è ancora il cancello attraverso il quale transitavano. Al termine della guerra venne mutato in campo profughi
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Centrale UNES Ponte Maglio


Fosso Castellano

Procediamo verso il successivo incrocio con la Faleriense muovendoci tra le case e gli orti incontrando il fosso di Terrabianca. Questi, data la sua esiguità veniva scavalcato non con un ponte, ma da un semplice tubo interrato. Il tracciato, incrociata la strada aggira alle spalle il cimitero.

Il ponte sul fosso Castellano è anch’esso di notevole altezza e composto da sei archi. Anche in questo caso i resti e la cospicua altezza del piano binario indicano la presenza di un rilevato oggi scomparso cui si addossava la testa del ponte. Siamo al Km 34 V della Strada Faleriense.

Lungotenna

Al ponte sul fosso Castellano segue un'altro breve ponte che si può osservare, dal successivo ponte stradale. Il tracciato da qui procede affiancato alla Faleriense, ma ad una quota leggermente inferiore. Inizialmente è impossibile seguirlo agevolmente a causa della macchia impervia, ma scendendo verso il fiume si ha un’ottima visione d'insieme del tratto. Riguadagnamo la parte di tracciato più agevole seguendo la base della scarpata, a mezza costa della quale correva la ferrovia. E’ molto più facile però risalire sulla strada e dopo circa 1500 metri scendere lungo un breve sentiero che porta ad una casa cantoniera al Km 35 III della Strada Faleriense e voltare a destra ritornando verso il Tenna. Dopo poco la strada piega a sinistra in discesa riportandoci nel punto precedente.

Per ritrovare il tracciato è necessario entrare nella macchia dove vi sono i resti di un rilevato rinforzato al suo piede da un muro . Volendo è possibile procedere ancora per alcune decine di metri fino a quando la sterpaglia non ci invita a desistere.


Tornando indietro seguiamo comodamente un lungo tratto di sentiero che, in compagnia della linea telefonica, procede fiancheggiando la Faleriense per oltre un chilometro fino a sbucare nei pressi di una casa. Il sentiero qui termina, ma la linea prosegue indicandoci quale fosse il percorso della ferrovia.

Contrada Molino

Dal Km 36 della Strada Faleriense, seguendo la linea telefonica si incontra poco avanti il primo di tre ponti -due soli conservati- che scavalcavano i fossi che scendono dal vicino versante. Subito dopo il primo fosso finalmente incontriamo, dopo quasi 40 km, un notevole tratto di rilevato in eccezionale stato di conservazione; l'unico di questa lunghezza mantenuto lungo tutta la linea.
 
Osservandolo possiamo farci un'idea di quanto dovesse elevarsi la ferrovia sul piano della campagna e di quale dovesse essere il suo impatto sul territorio. Saliti alla sommità possiamo procedere comodamente, incontrando i due ponti esistenti; il primo è in in ottima salute e conserva ai suoi lati ancora i triangoli di sostegno dei corrimano di protezione. Procedendo oltre si incontra il secondo ponte, questo un poco aggredito dalla vegetazione. Questo è raggiungibile anche presso il Km 36 VI della Strada Faleriense.
 
Il tracciato, dopo un'ultima macchia e sempre in compagnia di una fila di pali, corre ora nella campagna a fianco di un canale fino ad incrociare una strada. Il precedente terrapieno è ormai completamente cancellato fino a risultare solamente una traccia di confine tra i campi.

Parapina

La traccia del rilevato ci porta ad incrociare una strada da cui, in fondo, a distanza, si intravede il casello - fermata di Parapina tramutato ormai da molti anni in casa di abitazione. (Km 37 VI della Strada Faleriense) Da qui il tracciato si perde nella campagna ma per seguirlo basta procedere in linea retta

Attraversando la campagna, al fianco di un orto, una leggera traccia nel terreno ci rivela di essere sempre sul tracciato. Incrociata una strada saliamo nel campo successivo: anche qui le testimonianze raccolte parlano dei resti del rilevato che riemergono durante l'aratura; è possibile infatti apprezzare ad occhio nudo nel terreno una striscia di differente colore e composizione che segna inequivocabilmente l’antico cammino della ferrovia. Questo ancora a distanza di cinquanta anni! Siamo al Km 38 IV della Strada Faleriense, all'altezza della chiesetta di San Gualtiero.

Fosso Valentella

Aguzzando lo sguardo noteremo in fondo una piccola gobba che ci indica la presenza dei resti del successivo ponte, quello a scavalcare il fosso Valentella. Di esso rimane solamente una testa, la base ai piedi del fosso e, visibile dal successivo campo, l'incavo che indica il punto di attacco. Dopo il successivo guado possiamo continuare ad attraversare la campagna e, dopo aver incrociato una stradina, dirigerci verso gli alberi e il gradino nel campo che abbiamo di fronte. Qui il tracciato, costeggiando la breve scarpata, inizia a descrivere lentamente una breve curva per poter poi tornare a fiancheggiare la Faleriense che non abbandonerà praticamente più, tranne che per brevissimi tratti, fin sotto Amandola. Terminate scarpata e curva ed incontrata una vigna abbiamo dinanzi a noi in lontananza una casa bianca. Dietro di essa troveremo i resti del ponte sul fosso di Valle Cupa. Siamo ormai in vista della stazione di Santa Vittoria.

Fosso Vallecupa

Individuare questo ponte non è agevole; dalla strada, al Km 39 della Strada Faleriense, è possibile individuarlo grazie alla piccola gobba che indica il punto di attacco. Risaliti sull'altro lato il tracciato, attraversata la breve macchia, si riporta a fianco della strada a seguirla per un successivo lungo tratto in direzione della stazione di Santa Vittoria.

Giunti al bivio con la strada che sale verso Santa Vittoria al Km 39 IX della Strada Faleriense, vi è un ponte stradale al fianco del quale si trova un'altro ponte, completamente coperto dalla vegetazione e difficile ad individuarsi. Dopo un'altro breve tratto, sempre a fianco della strada, si raggiunge la stazione di Santa Vittoria.

Stazione di Santa Vittoria in Matenano
 [43,380 Km - 263,43 mt slm]  
La stazione di Santa Vittoria è adiacente alla Faleriense, al Km 40 III e ben visibile dalla strada. Anch'essa è fornita di pozzo e della latrina ed anche qui si possono rinvenire, ancora intatti e ben visibili, i cordoli dei marciapiedi. Proprio sul ciglio della Faleriense è ancora presente il cartello che segnalava la fermata del servizio automobilistico sostitutivo attivato dopo la dismissione della linea ferrata; è presente anche una costruzione adibita a piccolo chiosco che si dice fosse abusivo. La tratta successiva, che porta alla stazione seguente, quella di Monte San Martino, è la più breve di tutto il percorso ferroviario misurando infatti solamente 1500 metri circa. Un'altra particolarità è data dal fatto che, lungo questa tratta, tra il fosso dell'Inferno ed il primo ponte sul Tenna, entrando in territorio del comune di Monte San Martino si attraversa il confine con la provincia di Macerata.

Fosso delle Lame

Si riparte dalla stazione, ed anche qui i pali della linea telefonica ci indicano quale sia il percorso da seguire: in questo tratto il tracciato corre stretto tra la Faleriense, in alto alla sua sinistra, ed il Tenna, in basso alla sua destra. Il fiume ha in questo punto un'ansa di erosione mentre il soprastante versante è sempre stato, per la sua conformazione, fortemente soggetto ad eventi franosi. Questa topografia rende i circa successivi 500 metri tra i tratti più problematici di tutta l'intera linea ed è infatti proprio qui, che nell'autunno del 1955, si manifestò l'evento franoso che portò alla chiusura della tratta Servigliano - Amandola, preludio, pochi mesi dopo del successivo rapidissimo disarmo. Seguendo la linea telefonica puntiamo verso il fiume, ma dobbiamo arrestarci subito dopo davanti a recinzioni e sterpaglie: l'area è ancora soggetta ad un movimento franoso e sul versante si notano drenaggi e gabbionate insieme ai resti del vecchio muro eretto a protezione della ferrovia. E’ veramente difficile dire, anche carta topografica alla mano, se i terrazzini su cui camminiamo siano resti dell'antico tracciato o solamente accumuli al piede delle numerose frane: infatti risalendo sulla strada, possiamo notare dall’alto l'accidentata topografia del tratto.

Procedendo lungo la strada possiamo notare, poco prima di una casa, il ponte che scavalca il fosso delle Lame e qui anche il toponimo dialettale (Lama = Frana) non lascia dubbi circa la stabilità della zona. Scendendo a fianco di una casa, non presente all'epoca, troviamo il ponte e possiamo avere una visione più completa del tratto precedente. Il tracciato da qui procede sempre a a mezza costa rasente, anzi appena sotto- la Faleriense e si dirigeva verso il successivo ponte che scavalca il fosso dell'Inferno.

A conferma di quanto sritto sopra uno smottamto notevole interessò il versante

Fosso dell'Inferno

Il ponte è completamente coperto dalla vegetazione ed era veramente difficile individuarlo anche trovandovisi esattamente sopra fino al giorno in cui venne temporaneamente (e decentemente) liberato dalle sterpaglie. Km 41 della Strada Faleriense.

Ponti sul Tenna

Superato il ponte sul fosso dell’Inferno, dopo poche decine di metri il tracciato lascia la provincia di fermo entrando -per il tratto nel comune di Monte San Martino- in quella di Macerata. Qui il sentiero, che attraversa la macchia, è largo e comodo ed in breve ci porta al primo dei due ponti sul fiume Tenna che qui descrive una lunga “S”. Lo si raggiunge dal Km 41 VIII della Strada Faleriense. Il ponte è praticabile, ma all'estremità successiva, non esistendo più il rilevato, il piano binario si trova sopra il terreno per più di due metri con, alle spalle, il fiume, che qui scorre oltrei 20 metri più in basso; una situazione non proprio piacevole per chi soffra di vertigini. Si può riguadagnare la Faleriense e giunti all'incrocio voltare per Monte San Martino, entrare nel concimificio e successivamente nella contigua azienda agricola. Scendendo verso il fiume ritroveremo il ponte che abbiamo appena abbandonato ed anche qui la sua troncatura evidenzia la struttura costruttiva dell'opera. Osservando la carta possiamo intuire un radicale cambiamento della topografia del sito. Qui, più che un rilevato sembra vi fosse un vero e proprio terrazzamento successivamente sbancato per fare spazio agli attuali capannoni.

Per raggiungere il successivo ponte dobbiamo raggiungere il bivio per MS Martino e scendere al ponte sul Tenna. Questi sembra ancora più strapiombante. Infatti qui il fiume ha scavato quasi un vero e proprio canyon e tutto ciò ne accentua la sensazione. Negli anni dal dopoguerra alla chiusura, quando la linea versava ormai in una desolante incuria, transitare su questi ponti poteva essere realmente un’esperienza “raggelante”; le carrozze tra strepiti e lamenti sinistri, sobbalzavano e, soprattutto, ondeggiavano allegramente, tormentando il sistema nervoso degli intrepidi utenti. Il tracciato, superato il ponte, incrocia la strada verso Monte San Martino e poi, con un'ampia curva raggiunge la stazione.

Stazione di Monte San Martino

[44,881 Km - 286,96 mt slm]  

La stazione di Monte San Martino non esiste più. Unica ad essere stata completamente smantellata ha lasciato il posto ad un anonimo fabbricato. Km 42 I della Strada Faleriense.

Ponte della Castagna

Dal sito della stazione parte il sentiero su cui era posato il binario. Questi, con un'ampia curva, segue la strada soprastante e salendo lentamente le si riporta a fianco in corrispondenza del ponte della Castagna, sul fosso delle Anguille al Km 42 VI della Strada Faleriense. Anche qui la vegetazione non ha risparmiato il manufatto ma, scendendo nel fosso, possiamo ben osservare le strutture contigue dei due ponti, stradale e ferroviario. Dalla stazione di Santa Vittoria, in quasi 2 km di percorso siamo saliti di altri 30 mt. Ora il tracciato fiancheggerà la strada senza mai abbandonarla fin nei pressi dell'abbazia di San Ruffino.

Colle Molino -Il ponte in curva

Km 42 VIII della Strada Faleriense. Questo zona del tracciato ci presenta più di una bellissima struttura: inizialmente incontriamo una trincea leggermente ribassata rispetto al piano stradale, ben conservata e visibilissima. Poco più avanti ci aspetta il successivo ponte: un manufatto veramente notevole.

Anche questo ponte, fino a poco tempo fa completamente sepolto dalle erbacce, è stato ripulito. Impostato a fianco di una curva, ha più di un'arcata e si trova in un eccellente stato di conservazione. In questo punto il versante concede assai poco spazio ed il ponte sembra edificato più per permettere il superamento di questo gomito, che per scavalcare un fosso comunque presente, ma di portata veramente esigua. Con una topografia più favorevole si sarebbe utilizzato un tubo interrato, come già accaduto altrove. Il tracciato stradale originario è oggi mutato; la strada corre rasente al ponte ed al suo esterno vi è un’ampia piazzola (vedi foto aerea) testimonianza del primitivo tracciato. Quindi anche con la strada addossata al versante fu impossibile utilizzare questo terrazzo essendo il raggio di curva improponibile anche per una linea ferroviaria che abbia il nostro scartamento. Il tracciato prosegue la sua ascesa verso Amandola lungo brevi rettilinei raccordati da ampie curve. Km 43 II della Strada Faleriense.

Ponti Gemelli

Nel successivo tratto dopo essere passati a fianco di una casa, si incontrano al Km 44 I due ponti contigui, ormai nascosti dalla vegetazione e segnalati solamente da uno spazio a fianco del guard rail. E' impossibile anche scendere nel fosso per osservarne la struttura dal basso: questi superano due fossi che scendono paralleli dalla collina. Superati i due ponti, dopo pochi metri, attraversato il confine tra i comuni di Monte San Martino e Smerillo, il tracciato lascia la provincia di Macerata rientrando in quella di Fermo.

Mulino di Smerillo

Il successivo rettilineo termina al Km 44 IX con il ponte sovrastante il mulino di Smerillo anch'esso praticamente addossato al contiguo ponte stradale e segnalato dallo spazio a fianco del guard rail. Qui si può comodamente scendere nel fosso per osservare alcuni particolari della struttura. A questo punto, dopo la successiva curva, usciti da una macchia, la mutata topografia ci presenta un altro luogo ove il tracciato è stato totalmente cancellato. Ai piedi del versante la strada è infatti protetta, alla sinistra da una gabbionata ed alla destra, dopo il ciglio, inizia un debole pendio che si arresta con il sottostante terrazzo fluviale. Qui, una frana deve aver completamente modificato la forma del terreno e del tracciato che correva proprio a fianco della strada. Osservando la carta topografica alla sua destra notiamo il simbolo che individua un leggero terrapieno il quale sosteneva la ferrovia: uno o più successivi cedimenti del versante -non infrequenti lungo questa strada- hanno portato al rimodellamento dello stesso, cancellando il piano del binario. Osservando questo tratto dall'opposto punto di vista si nota assai bene ciò. Terminata la macchia, l'inclinazione del pendio muta repentinamente così come la sua morfologia; è possibile che tale tratto dovesse essere assai simile al precedente. Lì la vegetazione ha preservato la stabilità del versante, cosa non avvenuta pochi metri più avanti.

Fosso di San Pietro

Sempre a fianco della strada al Km 45 VI della Strada Faleriense si incontra il successivo ponte, sul fosso di San Pietro. E' un ponte modesto ma preziosissimo. Questo ci mostra, oltre a molte delle originali rifiniture, anche un altro tratto di rilevato - ormai una preziosa rarità-. Anche questo è perfettamente conservato nelle sue forme e dimensioni ed anche qui troviamo, come gia visto lungo altri tratti, correre la linea telefonica. Questo ponte, finalmente, conserva ancora in posto parte dei corrimano di protezione mentre sui triangoli esterni di sostegno sono posate le lastre di cemento che servivano per aumentare la superficie calpestabile. Prolungando in linea retta il rilevato raggiungiamo il ponte sul fosso Cortegliano; il tracciato aggira in seguito la casa che troveremo subito dopo la curva della strada e dopo essersi lentamente riavvicinato alla stessa raggiunge la stazione di Montefalcone stretta tra la Faleriense ed il Tenna, che poco più in basso, continuava sempre ad accompagnare la corsa del treno.

Valtenna

Dalla stazione di Montefalcone il tracciato continua a fiancheggiare la strada finchè la stessa non compie un gomito. Qui la sede ferroviaria si sovrapponeva all'attuale strada (corsia est-ovest) come testimoniato dalla presenza del muretto. Questo perché precedentemente la sede stradale era spostata oltre la barriera paramassi. Dismessa la ferrovia, il suo tracciato è stato utilizzato per mettere in sicurezza il tratto.

Poco più avanti la linea incrociava la strada portandosi sull'altro lato all'altezza di un capannone. A fianco di questa è il muraglione costruito a protezione della linea ferroviaria cui purtroppo ora è addossato lo stesso nascondendo anche il piccolo casello (San Ruffino n.13) posto a presidio del doppio incrocio.


Il tracciato dopo pochi metri, una volta scavalcato il fosso Cugnolo, riattraversa la strada in corrispondenza dell'incrocio che sale verso San Martino al Faggio e si riporta sul suo lato destro. Il ponte sul fosso Cugnolo è assai ben conservato: esso mantiene sia i corrimano di protezione che parte delle lastre di travertino collocate sui triangoli di sostegno. Km 46 VI della Strada Faleriense.

Subito dopo un altro ponte scavalca il fosso Rebuscaro; anch'esso conserva ben visibili le lastre laterali e l'assenza del rilevato permette di osservarne la testa e le caratteristiche costruttive. Km 46 VII della Strada Faleriense.

San Ruffino

  • Percorsi pochi metri, al Km 47, immediatamente dopo una curva, si presenta un un terzo ponte contiguo alla strada, ma difficilmente riconoscibile poiché sommerso dalla vegetazione. E' possibile, scendere nel fosso poco prima del segnale indicante la frazione di San Ruffino ed osservarlo dal basso dove si mostra niente affatto malridotto. le arcate sono ottimamente conservate e totalmente sgombre dalle piante infestanti.

    Dopo il ponte il tracciato si distacca leggermente dalla strada - i suoi resti sono ben individuati dalla vegetazione isolata - ed inizia un'ampia curva che, prima su rilevato e dopo in una ben conservata trincea, lo porta ad aggirare il campetto di calcio e le case di San Ruffino dove, in occasione dell’annuale festa e fiera, venivano effettuate fermate straordinarie. In questa occasione, ma anche per altre feste lungo la linea, i treni straordinari si dice arrivassero a rimorchiare fino a dieci carrozze (!); mentre per il servizio quotidiano la composizione si limitava a tre carrozze ed un carro.

    Ci si riporta poi a fianco della strada all'altezza dell'incrocio che scende verso la diga dove inizia nuovamente un tratto in trincea; se ne può osservare il lato destro salendo per una stradina che porta a delle capanne mentre il ciglio sinistro corre a fianco della vigna ben visibile dalla strada. Il suo ingresso è impraticabile poiché chiuso da rovi e spine e per per potervi entrare bisogna calarsi dalla vigna oppure entrarvi dall'orto delle case che incontriamo poche decine di metri più avanti. Al suo interno sono ben visibili ancora dei resti di muratura. Si procede sempre a fianco della strada nei pressi del Km 48.

Marnacchia

Nelle successive curve tracciato e Faleriense procedono contigue, prima a fianco e poi leggermente sfalsate in una leggera trincea. Con sorpresa, alcuni resti di muretti vengono di quando in quando alla luce durante le operazioni di pulizia ai fianchi della sede stradale.

Varie curve ci conducono all'ultimo fabbricato notevole di tutta la linea, prima del capolinea: il casello - fermata di Marnacchia. Anche qui, in corrispondenza dell'incrocio che sale verso la frazione di Marnacchia, il tracciato ha ceduto ed ora è presente un debole pendio sul quale solamente i pali della linea telefonica possono testimoniare il primitivo andamento della ferrovi.

Il Ponte sul Tenna
I
l tracciato inizia a distaccarsi dalla strada Faleriense per iniziare la curva che lo porterà ad attraversare il fiume Tenna. Il ponte è oramai crollato e l'argine, strapiombante da questo lato obbliga, per potersi ricongiungere al tracciato, a continuare fin sotto Amandola e seguire le indicazioni per la chiesetta di S.Maria Piedagello, proseguire oltre e scendere seguendo la strada lungofiume. Siamo oramai giunti al Km 51 VII della Strada Faleriense.

Dopo poche curve il tracciato inizia a distaccarsi dalla Faleriense per iniziare la piega che lo porterà ad attraversare il fiume Tenna. Il ponte è oramai da tempo crollato a causa di una piena e l'argine, strapiombante da questo lato, obbliga, per potersi ricongiungere al tracciato, a continuare fin sotto Amandola e seguire le indicazioni per la chiesetta di S.Maria Piedagello. Da qui si procede seguendo la strada che porta verso il fiume; giunti all’ incrocio si scende lungo un sentiero che in breve giunge al fiume nel punto ove era sito il ponte. Di esso travolto da una piena dopo la chiusura della linea, rimangono solamente nel suo letto alcuni ruderi insieme al basamento dei piloni. Risalendo sulla strada invece, aguzzando la vista è possibile notare tracce degli altri piloni spuntare tra la ghiaia del sentiero.

La zona si raggiunge comodamente dalla chiesetta di S. Maria Piedagello, scendendo poi verso Tenna.

Alzando lo sguardo, si presenta ai nostri occhi rilevato, rinforzato da un muraglione, dove poggiava l'opposta testa del ponte. Lo si può fiancheggiare salendo lungo la strada ed a metà della salita entrare nella macchia e procedere lungo una traccia di sentiero.


Dopo pochi metri si incontra un fosso che è necessario superare con qualche precauzione e subito dopo, a sinistra, nascosti dalla vegetazione, spuntano ruderi del ponte che lo scavalcava.

Coriconi

Usciti all'aperto si procede sempre in linea retta lungo il prato antistante incontrando, dopo poco la strada che sale dal basso, poi ancora lungo un sentiero ben segnato fino ad incontrare varie zone in frana ed anche blocchi costituenti il muraglione di contenimento.

Qui bisogna scendere verso il basso per aggirare un ultimo smottamento e, dopo poco, ci troviamo a percorrere l’ultima notevole opera d'arte della ferrovia: il viadotto sul fosso Callugo.

Viadotto del Callugo

Il viadotto si raggiunge comodamente dalla chiesa di S. Maria Piedagello, alle porte di Amandola. Sono moltissimi i particolari di questo lungo ponte ancor oggi conservati in modo eccellente come i corrimano di protezione ancora imbullonati ai i triangoli di sostegno; mentre qui, ed è questa una curiosità, le lastre che sormontano i triangoli sono state sostituite da un tavolato di legno, fissate ai medesimi, di cui rimangono solamente alcuni resti. Negli anni ’50, un terremoto colpì nella notte il territorio rendendo la prima corsa mattutina, in partenza all’alba, da Amandola assai travagliata. Il treno, mentre procedeva verso la costa, sostava all’ingresso di ogni ponte; il capotreno scendendo percorreva lo stesso a piedi controllandone l’integrità ed una volta giunto alla testa opposta segnalava il via libera al macchinista. Non è dato sapere quale sia stato il tempo totale di percorrenza, né se qualcuno abbia preteso il rimborso del biglietto! Superato il ponte si prosegue lungo il sentiero

Santa Maria Piedagello

Appena dopo la chiesetta di S.Maria Piedagello, Km 53 VI della Strada Faleriense. si incontra l'ultimo casello (il n.15), a presidio dell'ultimo incrocio con la strada Faleriense. Anch'esso abitato fino agli anni '90 è oggi parzialmente crollato nel suo muro esterno posteriore che mostra, insieme ai cedimenti dell'intonaco della muratura frontale, le caratteristiche costruttive.

Amandola
Attraversata la strada al Km 53 VI, inizia l'ultimo tratto del percorso: dopo poco vi è il primo di quattro muri contro terra a protezione del versante;
il secondo è accompagnato da un piccolo cordolo posto sul lato opposto mentre il terzo è posto in prossimità dell'incrocio con la strada che scende verso il ponte romanico, dove un altro muraglione protegge il tracciato sovrastante.

In questo punto il tracciato continua alla sinistra dell'attuale strada che sale e per continuare a seguirlo dobbiamo entrare nell'orto a fianco della strada. Continuando oltre un capanno incontriamo l'ultimo ponte che scavalca il piccolo fosso Osteria oltre il quale non ci è consentito proseguire sempre a causa della sterpaglia e dei rovi. Risalendo lungo la strada, ritroveremo il tracciato dopo poco; attraversata la campagna esso punta verso una vigna di fianco ad un gruppo di case. Continuando si attraversa un giardino e si esce nuovamente sulla strada che, dopo pochi metri, voltata l'ultima curva, ci porta alla stazione di Amandola, oggi nascosta da un palazzo.

Siamo purtroppo giunti al termine del viaggio. “Finalmente!” dovevano invece esclamare gli utenti degli ultimi anni di vita. La manutenzione era ormai inesistente: finestrini con i vetri rotti, sportelli cigolanti, porte che sbattevano, assi traballanti. Chi in una rigida giornata invernale avesse dovuto percorrere l’intera tratta mare – monti, era obbligato ad imbottirsi di tutto punto per poter sostenere i rigori del viaggio. Negli altri casi invece, ci si accontentava di scendere tramortiti dal fracasso.

Stazione di Amandola

[56,964 Km - 457 mt slm]  

Lo stato di conservazione del fabbricato è più che buono: dal lato ingresso sono ancora presenti sia le prime scritte a vernice che le successive a lettere di legno, presenti anche sulla facciata del lato binari dove conservano ancora il colore originale. Sullo stesso lato è, anche qui, presente un caposaldo di livellazione dell’IGM mentre, unica tra le stazioni, non è più in posto la tabella altimetrica andata persa alcuni anni dopo la dismissione della ferrovia. Purtroppo demolita è anche la rimessa per i mezzi al cui posto sorge oggi un edificio scolastico. Anche questa stazione, durante la guerra, subì un’attacco aereo, l’11 novembre 1944, che fece registrare un morto ed un ferito.

Poco meno di 57 km sono stati percorsi dalla partenza di piazza Marina al centro di Porto San Giorgio; è interessante notare che, nonostante l’accentuata tortuosità di alcuni tratti, il percorso “ideale” da Porto San Giorgio e cioè quello che segue prima la Fermana e poi in seguito la Faleriense (praticamente l’ex statale 210) fino ad Amandola non è che sviluppi una lunghezza di molto inferiore: infatti è possibile verificare, presso il semaforo di piazza San Giorgio, che il segnale indicante Amandola indica una distanza di 55 km; minore solamente di poche centinaia di metri.